10 giugno 2010

Frullato di sorrisi e pianti ...




Meno dieci. Meno nove. Meno otto.
Così procede giugno tra i banchi di scuola.
E le ore passano sempre più lente. Gli occhi guardano nervosi i minuti dell'orologio che passano, lenti.
I banchi di scuola aumentano di scritte. Testimonianze. Amori finiti. Amicizie finite. Gli appunti dell'ultima interrogazione andata bene. Le scritte nervose dei voti per fare media.
Le interrogazioni programmate. L'ultimo compito. Decisivo.
Gli ultimi resultati.
Per alcuni salti di gioia.
Per altri scappate in bagno. A piangere. A fumarsi la sigaretta. Non perchè passa il nervoso, ma perchè fa scena. Ma ancora non lo sa.

Ultimo giorno di scuola. Tutti presenti. Tranne due, che si sono allungati le vacanze.
Prima ora. Di buco.
Seconda ora. Interrogazione di filosofia. Troppo corta. Ma il giusto per l'ultimo giorno di scuola.
Terza ora. Greco. Compiti per le vacanze.
Poi via, un'ultima sigaretta.

Intanto. Quelli dell'ultimo anno, hanno già nostalgia. Fanno filmini. Giocano. Foto coi prof.
Tanta energia nonostante la maturità. Gridano. Un ultimo grido di libertà... prima della maturità!
E nel mentre quelli di terza, di quarta già si vedono tra un anno o due a urlare di gioia. Al posto loro.
E senza fare nomi. C'è chi pensa che dovrebbe essere lì, teoricamente, con loro. A urlare di gioia. A fare l'ultimo grido di libertà, ma, in pratica, mancano ancora due anni.
Incidenti di percorso.

Meno un minuto. Tutti alla porta. A spingere. Il custode che blocca la porta. Tutti con bottiglie in mano. Non si potrebbe. Bla bla bla ....
Meno uno. Secondo. Il custode già scappa. Tutti via.

Libertà. O per lo meno. Respiro di libertà per tre mesi.
In aria, gocce d'acqua che prendono i passanti.
In aria, volano parolacce d'affetto.


E durante l'ultimo giorno di scuola tutti tornano ad essere bambini ...

25 maggio 2010

Incontro Comunista. Act II


Dopo più di un mese.

Molto era cambiato.
Il debito di greco era più che decisivo. Ora, anche il latino le si era voltato contro. L'inglese aveva avuto una risvolta.
E la sua migliore amica, non era più tale.
Anche la sorte le era andata contro, il suo fidato motorino le era caduto addosso.

Per molto tempo lui, il ragazzo comunista, non l'avrebbe più vista con quel casco così allegro, pieno di faccine bianche.

Così, martedì 25 maggio del 2010.
Lui forse non era cambiato. Aveva gli stessi capelli soffici. Lo stesso sorriso.
Lei aveva perso un po' la speranza, e anche il ginocchio. Non era più munita di casco, ma di stampelle.

Così con lo stomaco che si ribellava, arrivò sotto casa e lo vide. E improvvisamente lo stomaco s'ammutolì.

I loro occhi s'incontrarono cercando di capire se si erano già visti. Lui si ricordò e con gli occhi le chiese cosa le fosse successo.

I loro occhi si salutarono senza sapere i loro nomi, con la speranza di rivedersi ...

Incontro Comunista. Act I


L’arrivo a mala pena in tempo a scuola. Lezione di Filosofia durante la quale invece che pensare alla filosofia greca, pensa alla sua! Interrogazione di greco. Sei e mezzo, non meritato. L’intervallo in classe.
Matematica, il supplente che ha facebook. Italiano.
Poi il ritorno a casa. Motorino. Chiavi. Ascensore. Quarto piano.

E improvvisamente …Con il casco blu con faccine bianche, in testa; lo zaino, in una mano, aprì la porta e nel mentre gli cadde un guanto viola in terra. Così si piega per raccattarlo e nel mentre tra la porta aperta dell’ascensore, appare lui.

Tipico europeo. Pelle bianca. Occhiali, un po’ da nerd. Capelli neri - soffici sarebbero stati se glieli avrebbe toccati …

Stava per andare via …
Dopo che la vide un sorriso e …

- Vuoi il giornalino della lotta comunista?
- Sì- Però costa un euro. – disse con paura che facesse come tutti gli altri e gli dicesse di no.
- Ok – disse sperando in un approccio.

Sempre con il casco in testa si chinò per prendere i soldi. Intanto lui la guarda e chiede:

- Studi?- Sì.- Che scuola fai?
- Il Michelangiolo.

- Ah, allora ti è capitato di vederci fuori scuola tua?
Avrei risposto: “si, ma non te, purtroppo”. Ma la sua timidezza la fermò.

E dopo un minuto di pausa.
- E tu studi?
- Sì, all’università qui, di novoli.

Poi un sorriso.
In questo caso ciò che poteva diventare un film di Muccino, si è spento …
Dopo un tentata ricerca del piccolo uomo, inutile, rientra a casa, con la speranza di rivederlo ...

15 maggio 2010

Nella famiglia credo. Lo dice anche facebook. Nel matrimonio no. Lo dico io.


Matrimonio.
Dal greco, gignomai, significa generare.
Dal latino, matrimonium, significa diventare madre, da mater.
Dal dizionario italiano, significa: unione tra un uomo e una donna ufficialmente sancita davanti a un ufficiale dello stato civile o a un ministero del culto.

Dal singolo dei Zero Assoluto, significa: cambiare vita, cambiare casa, fare la spesa, fare i conti a fine mese, ad avere un figlio e un cane, ad affrontare parenti, tombole a natale, e mal di testa riccorenti...
Dal singolo dei Zero assoluto, significa Divorzio.

Matrimonio.
Scopo? Creare una famiglia.
Ma cos'è una famiglia?
Famiglia.
Dal dizionario italiano, è: complesso di individui congiunti da vincoli di sangue.
Per èduard Rey: si chiama famiglia un gruppo di individui legati da vincoli di sangue, che litigano gli uni con gli altri per questioni di soldi.

E tutti i figli nati fuori dal matrimonio, da un matrimonio mai esistito?
Sono illeggittimi?
Piacere: figlia illeggitima. Fiera di esserlo.

La famiglia la si può avere con o senza anello coniugale.
I diritti di esseri umani si hanno con o senza anello coniugale.

Tenendo in considerazione che il matrimonio, dal suo principio, era solo per cristiani, quelli battezzati.
Tenendo in cosiderazione ciò, il matrimonio in comune non dovrebbe esistere.

Ed è per questo. Che non credo nel matrimonio.
Credo solo al matrimonio tra coloro che indipendentemente da esso non hanno avuto figli, e che se fosse un problema nei genitali, non hanno nemmeno provato ad avviare l'adozione.
Credo solo in questi matrimoni. Perchè questi sono stati fatti pensando all'amore dell'uno verso l'altro. E non, per l'amore di un probabile futuro figlio.

Perciò non credo nel matrimonio di molti familiari.

Credo nella famiglia. Sì quella illeggittima. Quella che sta insieme e poi si lascia, senza tribunali, affidazione, beni in comune. O magari possibilmente, impossibile, quella che non si lascia mai.
Nella famiglia credo. Lo dice anche facebook.

And the last but not the least:
La definizione del matrimonio dovrebbe essere: unione tra due individui, che si amano.

17 aprile 2010

Bollettino di guerra

"Brum brum" il motorino fa.
La benzina quasi non ce la fa.

Dopo 11 minuti il motorino non fece più 'brum brum'. Ma non per la benzina.

Tutto a dritto, cavalcavia (di piazza Alberti). Destra o a dritto? Questo è il dilemma.
Un'occhiata alle indicazioni. Improvvisamente giro a destra. Senza freccia. Curva troppo larga. Ruote leggermente sgonfie. Freno. La ruota scivola. Il motorino si inclina.
"O cazzo, ora è finita".

7:51 A terra.

Motorino sopra di me. Poi arriva il mitico superman e me lo tira di dosso. Pantaloni sporchi.
Dolore. Tanto dolore. E io, tranquilla. Per la prima volta: urlo dal dolore. 'Sta volta non lo tengo per me.
E i quattro miei angeli custodi: Nardi, Caro, Gigione, Sara - m'incoraggiavano.
E mi venne da piangere. Per la paura. Per mia mamma, che avrebbe dovuto pagare i danni. Per la prof che mi avrebbe dato tre.
Ma sopratutto per la paura e il dolore!

Poi mi obbligano a chiamare mamma.
"Mà, senti, ti volevo dire che... ho fatto un'incidente. Tranquilla. Mi fa un po' male il ginocchio. Niente di che. Ora arriva l'ambulanza, ma solo per controlli." - glielo dissi così con la voce tranquilla. Un secondo prima stavo urlando ...
E così feci con la mia compagna di classe.

Un'ora tra buche e tutto per arrivare all'ospedale. Intanto l'infermiera prenotava un tavolo, per otto, uno in più per sicurezza. Intanto cercava conforto in me, perchè quella al telefono non capiva.
La gamba tremava...

RX alla pancia. al ginocchio.
E prima. "C'è la possibilità che tu sia incinta?". Sempre la stessa domanda. Sempre all'ospedale. Sempre quando ho le mestruazioni.

Risultato: contusione. Stampelle. Antidolorifici. Piede gonfio, perchè il sangue non circola.

E pensare che se la zizi non avesse detto che avrebbe messo tre. Forse l'avrei ri-forcata.
Era destino. E pensare che sebbene il dolore fosse tanto, pensavo di arrivare a scuola un'ora dopo.


Mi è andata di lusso ...

02 febbraio 2010

6! (esiamonoi..)

Come dice il protagonista del film About a boy: "l'uomo non è un'isola". Traducendo: dipendiamo dagli altri. Infatti i rapporti interpersonali, a mio parere, sono quelli che ci fanno andare avanti, che in un certo senso danno un senso alla nostra vita.
Io, nella mia stranezza, classifico due tipi di persone. Quelle che ad ogni costo, pur di uscire il sabato sera, hanno rapporti interpesonali anche se non sono sinceri; e quelle che cercano di avere solo rapporti sinceri, rischiando di conseguenza di non avere una vita sociale attiva.
Io mi associo al secondo gruppo. Sono una specie di bolla, sicura solo con certe persone. Come la mia gatta, Brenda - che quando ci sono visite a casa, prima scappa, poi fiuta le persone e la situazione e dopo ancora si avvicina - sono io. Quando percepisco, come direbbero i Greci, uno straniero, involontariamente mi chiudo mostrando solamente un lato di me: la timidezza, non mostrando così la mia totalità. Questo, però, succede con i rapporti che vivo a scuola e con le persone che non conosco bene. Col passare del tempo lo straniero passa a essere chiamato amico e questo passaggio si percepisce quando mi mostro nella mia totalità; e ciò non avviene per mia volontà ma bensì - riflettendoci ora, penso sia - il mio inconscio che mi dice che mi posso fidare di tale persona.
Invece per quanto riguarda l'esser se stessi in famiglia non ho mai avuto problemi, anzi! Non posso dir lo stesso, purtroppo, per quanto riguarda la relazione con mio babbo, che è andata bene fino ai miei dodici anni circa. Dopo, con gli anni dell'adolescenza, la nostra lontananza ha iniziato ad avere un peso maggiore sul nostro rapporto. Lui immprovvisamente era diventato uno straniero per me, col quale non riuscivo più ad essere me stessa.
+ Rapporto migliorato in queste vacanze natalizie, + ma che sarà sempre turbolento perchè troppo simili.
Infine come conclusione dico: so che questo processo di scappare, fiutare e avvicinarsi limiterà la mia vita sociale, ma forse è meglio così.
Per me la vera amicizia si conta sulle dita di una mano!!!

22 gennaio 2010

Caipirinha for Breackfast










C'è gente che cresce con una famiglia normale. Con gente che fa l'avvocato, il dottore, lo psicologo. C'è gente che passa il Natale, ma che se ci fosse una telecamera del grande fratello, più che un Natale sembrerebbe un funerale. C'è la gente che anche in casa si mette i jeans.

Poi c'è altra gente. Alla quale mi associo.
C'è altra gente che cresce con una famiglia anormale. Pazza. Con gente che fa il pittore di strada, il venditore di pezzi di automobili, il dipendente della Geox. E poi c'è quello che mentre fa una chirurgia risponde al telefono. C'è altra gente che a Natale si ubriaca, dà grosse risate, che le sente anche il vicino. C'è altra gente che si mette in pigiama anche se c'è visita.
C'è altra gente che si diverte!

E poi ci siamo noi, la famiglia dolcino, che mangia cioccolata, e che anche se non è magra è felice!
Mario, Giulia, Kyma. Giulia, Kyma, Mario. Kyma, Mario, Giulia....

"..." Questa sarebbe la descrizione di queste vacanze natalizie. E ciò non vuol dire "no comment"; ma bensì "sono senza parole".
Indescrivibile.

Come direbbe Dante, queste vacanze hanno avuto un effetto salvifico sui più grandi della famiglia, per intendersi: MarioGiulia.

Le partite a tombola, gioco dell'oca, snowboard alla playstation...
Clienti assidui delle pizzerie, pizza a taglio, ma sopratutto dell'affogato al Grom!
Le gite a San Giminiano, Volterra...
E poi...
Il bacio della buona notte, del buon giorno, del... nulla.
Le continue conversazioni, all'inizio forzate, dopo naturali.
Il famoso Ospedale.
Le notti, in tre, vicini vicini in un letto per due...

E poi io e te, sul letto. E mentre io leggo tu osservi. In realtà pensi. I tuoi occhi si riempiono di saudades... Pure i miei. Ma quello è stato il momento più bello. Perchè il presente ha contradetto il passato.
We will always toghether.

Il buon umore sempre messo nell' "on", perchè sapevamo che dovevamo superare la nostra indole da lunatici, perchè non c'era tempo di avere la luna storta.
Il tempo è veloce. Troppo.

03 gennaio 2010

Un giorno insolito






"Sta per partorire!"
"Passamela!"

"Pronto?"
"Che hai?"
"Mal di pancia. Mi sento svenire. Caldo. Affanno."
"Prendi aria e fatti portare a Careggi!"

"Allora?"
"Portami all'ospedale Careggi".
"Taxi! All'ospedale Careggi!"

Non avrei mai pensato di guardare le persone dal basso all'alto. Letteralmente.
Un'infermiera dai capelli rossi ricci mise il mio letto su cui ero distesa in mezzo al corridoio.
Intanto parlava... La sua voce era annientata dalle ruotelle del letto che giravano indaffarate, come l'infermiera e dal dolore che cercavo di annientare mordendomi la mano.
Niente da fare.

Ormai ero stata battezzata "la ragazzina". Forse ero la piú giovane.
E tra tutta la gente che passava riconoscevo solo l'infermiera, disinteressata.
E tra tutta la gente che mi guardava sdraiata, in fin di vita, solo una si fermó: mia mamma.
"Ormai il dolore mi é passato..."
"Vabbé, giá che ci siamo, fatti visitare". "Peró non dire che ti é passato" - continuó.
"Ma non é che lá fuori c'é un uomo in fin di vita per colpa mia??"
"Macché..."

"La ragazzina che sta partorendo in sala verde!" sentii gridare in tono ironico.
Cosí, mentre le ruotelle giravano, mia mamma mi salutava come se fosse l'ultima volta che mi avrebbe visto viva!

Poi passai per una serie di medici, infermieri, e chi più ne ha più ne metta!
Il primo, Stefano, indaffarato anche lui anche se era il mio turno. Non si fece troppi problemi disse di spogliarmi e mi piazzò della roba sulle tette e poi mi disse togliermi i calzini e i pantaloni.
"No! Sulle gambe ho la foresta amazzonica!" - pensai.
Tutto questo per poi sapere che non avevo problemi di cuore!
La seconda, Rosella, ex-frequentante del Liceo Classico di Arezzo. Oltre ad ascoltarmi parlava anche lei. Si reputa una buona medica, ha detto indirettamente chiedendomi se volevo fare la medica! E seccamente le risposi : No!
E mentre scriveva, io ero distesa sul lettino, quasi in fin di vita, e la guardavo. Un certo Stefano arrivò. "Scometto che scopano" pensai.
Tanti scoop si vengono a sapere in una serata all'ospedale!



E qui arriva il vero incipit. Il culmine di esser andata all'ospedale per una colica!
Rossella arrivò con la faccia da medica e mi disse da psicologa "C'è la probabilità che tu sia in cinta!"
- No! - risposi seccamente. E mentre si allontanava io rifeci in 3minuti il flashback della mia vita sessuale. No. Impossibile.
Poi pensai: "ma io ho le mestruazioni!".